Atmosfera glamour e collezione scintillante, per uno show che ha focalizzato l’attenzione sul corpo.
Agli inizi di luglio, numerosi rumors erano emersi per una potenziale vendita della Maison, che poi nei mesi successivi si è concretizzata con un accordo che potrebbe valere 3ml di dollari.
Quindi non c’è che da stupirsi che la sfilata di Tom Ford, che ha concluso la settimana della moda di New York, abbia raccolto numerose celebrità come Madonna, Chris Rock e Ciara, ed è stata un susseguirsi di capi sfavillanti, che ci ricordavano i tempi d’oro di Hollywood e le mise di Elvis a Las Vegas.
La collezione sembrava un omaggio alla sua carriera: dalle T-shirt trasparenti e i reggiseni in raso nero che evocano i suoi anni da Gucci, agli abiti di chiffon destrutturati che ricordano la collezione primavera- estate 2002, disegnata per YSL.
Accanto alle uscite sensuali della donna, vi erano anche look maschili abbastanza tradizionali, che puntavano alla sartorialità e alla ricerca del tessuto, come gli zoot suit fucsia accompagnati da cravatte di larghezza ampie e corte, rispetto alle stagioni precedenti, e smoking con risvolti a scialle e vestibilità slim.
Nonostante questo clima glamour e l’intera passarella fatta di scintillii di lamè multicolor, pizzo effetto nudo sulla pelle e lingerie sexy vi era un innegabile sottofondo malinconico, quando la sezione dedicata al giorno lasciava spazio alla sera con le note di Freddy Mercury con “Time Waits for No One” hanno cominciato ad espandersi nella sala.
Molti hanno pensato che la scelta musicale sia stata dettata per eseguire un omaggio, da parte di Tom Ford per aver perso, quasi un anno fa, il suo compianto marito Richard Buckley, ma anche piangere la scomparsa di Roxanne Lowit, pietra miliare della fotografia del fashion system e nell’aver firmato come nessuno, numerosi editoriali per i più importanti magazine di moda.
Il tutto sempre orientato verso una nuova definizione di passaggio generazionale, i cui riverberi diventano solo più pronunciati, dopo la fase di pausa per l’emergenza sanitaria. Niente rimane lo stesso di prima, e niente di ciò che indossiamo, sarà come prima.
di Alberto Corrado