Gianni Amelio ci porta a considerare il caso Braibanti e punta al Leone d’Oro.
“Vieni a trovarmi a Fiorenzuola D’Adda”, mi aveva detto quella volta a Milano. Abitava in una torre molto bella. Aveva un formicaio che curava maniacalmente. Sapeva tutto delle formiche e di molte altre cose.”
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Solo un cineasta come Gianni Amelio s’impegna a ricostruire con il film “Il Signore delle formiche” una verità su un caso che alla fine degli anni’60 si celebrò a Roma, con un processo che fece scalpore.
Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta la storia del poeta e drammaturgo Aldo Braibanti, che fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne.
Il ragazzo, per volere della famiglia, venne poi rinchiuso in un ospedale psichiatrico per essere sottoposto a una serie di devastanti “elettroshock”, perché guarisse da quell’influsso “diabolico”.
Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal Codice Penale (introdotto
dal fascismo col Codice Rocco e abolito dalla Corte Costituzionale nel 1981), ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma.
“Avevo cercato materiali su Braibanti, quando stavo per realizzare il documentario “Felice chi è diverso”, un documentario sulla omosessualità tra fascismo e dopoguerra” spiega Amelio in una conferenza stampa gremita di gente “e mi sono accorto che non vi era quasi niente, salvo che si occupava di formiche. Mi è venuta voglia di approfondire e tornare su un caso che sintetizza l’inciviltà e l’ingiustizia di un Paese come il nostro in quegli anni, ma non solo.”
Una storia a più voci, dove accanto all’imputato interpretato da un magistrale Luigi Lo Cascio, prendono corpo il presunto plagiato Ettore, incarnato da Leonardo Maltese che potrebbe vincere un meritatissimo premio Mastroianni per il suo debutto, i famigliari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un giornalista dell’Unità, recitato da Elio Germano, che si impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.
Un film di estrema attualità perché oggi esiste ancora una Italia chiusa e retriva, come lo si può notare nella scuola dove si aggrega gioventù ignorante e che sviluppa un bullismo sia verbale che fisico contro il diverso.
Un film che nasce dall’esigenza di ricordare la storia di Braibanti, per dare coraggio a chi non ha voce, aiutare chi non riesce a fare coming out per paura di ritorsioni. Un’opera commovente capace di toccare corde emotive e profondissime, trasportando lo spettatore a prendere coscienza della tematica fino ad arrivare ad un finale commovente.
Uno dei titoli più intensi visto in Laguna del regista italiano che punta al Leone d’Oro, dopo averlo vinto nel 1998 per “Cosi ridevano”.
Il film sarà distribuito nelle sale a partire da ma per chi desidera La Bottega XNL, con la direzione artistica di Paola Pedrazzini, organizza un incontro aperto al pubblico con il regista Gianni Amelio, i protagonisti Luigi Lo Cascio, Elio Germano e Leonardo Maltese e il produttore Simone Gattoni, a Piacenza, domani 8 settembre alle ore 18 presso XNL Piacenza, in via San Franca 36 con la proiezione alle 20,30 al Cinema Corso.
Una iniziativa voluta dal comitato artistico di Bottega XNL per onorare la figura di Aldo Braibanti che era nativo di Fiorenzuola d’Arda e che conferma il ruolo di questo progetto culturale, con la presidenza di Marco Bellocchio, nel tramandare la settima arte ispirandosi alle antiche botteghe rinascimentali
di Alberto Corrado