Un programma più vario del consueto, dove attori affermati trovano posto accanto e registi in cerca di conferme e esordienti di talento che ambiscono ad un riconoscimento internazionale
Viaggiare è per definizione sia un avvicinamento che un allontanamento (…) Mi chiedo se il senso del viaggio non sia in fondo più nel tornare, dopo aver preso le distanze per vedere meglio, o semplicemente per potere vedere.
– Wim Wenders, L’atto di vedere, Meltemi Editore, Milano 2022
È iniziato ufficialmente il countdown per l’edizione 79 della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, che si terrà dal 31 agosto al 10 settembre in Laguna, che quest’anno festeggia due anniversari molto importanti: 90 anni dalla sua fondazione nel 1932 che la riconosce ufficialmente come la settima arte, e 10 anni di attività della Biennale College Cinema, che ha contribuito concretamente alla sua storia guardando al futuro e acquisendo l’esperienza derivata dalle nuove tecnologie e da nuova sintassi.
Il programma si prospetta goloso come dimostrano i numeri dati in conferenza stampa: da 73 nuovi lungometraggi suddivisi in 23 nella sezione Venezia 79 (Concorso), 19 nella sezione Fuori Concorso di cui 9 documentari, 18 nella sezione Orizzonti, 9 nella sezione Orizzonti Extra e 4 nella sezione Biennale College- Cinema; 16 cortometraggi suddivisi 4 nella sezione Fuori Concorso – Cortometraggi e 12 nella sezione Orizzonti- Cortometraggi; 2 le serie TV nella sezione Fuori Concorso – Series; 19 lungometraggi restaurati e 9 documentari sul cinema.
Per la serata di Preapertura di martedì 30 agosto è stato scelto il classico del cinema muto “Stella Dallas “(1925) con Belle Bennett, Ronald Colman, Lois Moran e Douglas Fairbanks, Jr, diretto da Henry King, nel nuovo restauro digitale in 4k realizzato dal Museum Of Modern Art (MoMa) di New York e dalla Film Foundation presieduta da Martin Scorsese.
La proiezione si terrà in Sala Darsena (Palazzo del Cinema) al Lido, e sarà accompagnata dall’esecuzione della colonna sonora composta per l’occasione dal musicista inglese Stephen Horne, ed eseguita dal vivo dalla Gaga Symphony Orchestra, costituita da 13 elementi oltre al Direttore e orchestratore Ben Palmer e al pianista Daniel King Smith. La sceneggiatura si basa sul romanzo di Olive Higgins Prouty che apparve nel 1923, diventando in breve tempo una delle figure più celebri della cultura americana, tale che segui un adattamento teatrale e poi la versione cinematografica del 1925 prodotta da Samuel Goldwyn.
Il film è una potente atto di accusa alle rigide barriere che persistevano nella prosperosa America postbellica degli anni’20, in cui un madre della classe lavoratrice compie un estremo sacrificio per assecondare le ambizioni sociali della figlia e assicurarle la felicità.
“Stella Dallas è stato uno dei maggiori successi popolari del cinema muto hollywoodiano” ha dichiarato il Direttore della Mostra Alberto Barbera “non a caso rifatto per ben due volte: la prima nel 1937, con la regia di King Vidor e Barbara Stanwyck nel ruolo della protagonista; poi nel 1990, con Bette Midler e la regia di John Erman. Ma non c’è dubbio che la prima versione sia di gran lunga superiore alle successive, in virtù della straordinaria interpretazione di Belle Bennett e la superba regia di Henry King che sfrutta nel modo migliore le potenzialità espressive sviluppate dal linguaggio del cinema muto al vertice della sua evoluzione estetica, prima dell’avvento del sonoro”.
Ad aprire il festival sarà il regista Noah Baumach con il suo White Noise, ispirato al celebre romanzo omonimo di Don DeLillo, racconta i tentativi di una famiglia americana dei nostri tempi nell’affrontare quelli che sono i conflitti mondani della quotidianità, mentre sono alle prese con i grandi misteri universali, come l’amore, la morte e la questione se sia possibile essere felici in un mondo incerto.
Tra gli higlights che spiccano dal programma da segnalare l’esordio al Lido di Pippo Mezzapesa con “Ti mangio il cuore”, un gangster movie e una tragica storia d’amore, tratto dall’omonimo libro-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini edito da Giangiacomo Feltrinelli Editore. Girato tutto in Puglia, grazie al contributo dell’Apulia Film Fund Film Commission e Regione Puglia che vede Elodie, al suo esordio cinematografico accanto Francesco Patané, Lidia Vitale, Francesco Di Leva, Tommaso Ragno, Giovanni Trombetta, Letizia Cartolaro, Michele Placido e Brenno Placido.
Brilla, invece, l’opera di Emanuele Crialese che torna al Lido, mancava dal 2011, in Concorso, con “L’Immensità” con protagonista Penelope Cruz, e tre giovani attori che non avevano mai recitato prima e che come ha dichiarato il regista “sono rimasti bambini sempre e come tali sempre intensamente e immensamente veri”. Il film ha come tematica una storia di un amore simbiotico, quello tra Clara e i suoi figli, ambientato nella Roma degli anni ’70. Un mondo sospeso tra quartieri in costruzione e varietà ancora in bianco e nero, nuove conquiste sociali e vecchi modelli di famiglia.
“È un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una consapevolezza diversa” afferma Crialese “Come tutti i miei lavori, in fondo è prima di tutto un film sulla famiglia: sull’innocenza dei figli, e sulla loro relazione con una madre che poteva prendere vita solo nell’incontro, artistico e umano, con Penelope Cruz, con la sua sensibilità e la sua straordinaria capacità di interazione con tre giovanissimi non attori che non avevano mai recitato prima”.
Confermato anche l’attesissimo film di Olivia Wilde, “Don’t Worry Darling”, con Harry Styles e Florence Pughambientato negli anni’50, racconta la storia di Alice, casalinga sposata con Jack, che vive con il marito in una comunità sperimentale, conducendo un’esistenza idilliaca. Quando Alice comincia a chiedersi cosa sua marito faccia, inizia a sospettare che Jack possa avere segreti con lei.
Ben presto la donna si renderà conto che sotto il velo perfetto dell’apparenza si nascondono cose terribili, che porteranno la sua splendida vita a disfarsi pezzo dopo pezzo. Ma è pronta a perdere tutto pur di far conoscere la verità?
Altro passaggio da segnalare il film di Luca Guadagnino definito il regista italiano più cosmopolita dal direttore Barbero che torna con un film “Bones and All” tratto dal romanzo di Camille DeAngelis edito da Panini Books con Taylor Russell nel ruolo di Maren e Timothèe Chamalet nel ruolo di Lee. Una storia on the road di due giovani che stanno imparando a sopravvivere ai margini della società nella continua ricerca di identità e bellezza, tentando di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli.
Altra occasione da non perdere è il biopic “Blonde” sulla vita di Marylin Monroe, nel sessantesimo anno dalla morte, tratto dal best-seller di Joyce Carol Oates, interpretata dalla attrice di origine cubane Ana De Armas, diretto dal regista neozelandese Andrew Dominik.
“Il ruolo di Marilyn è stato un vero dono ma ha richiesto moltissimo impegno. Ho dovuto diventare calva con una protesi di gomma per poter indossare meglio quelle meravigliose parrucche platino che imponevano di non avere la minima traccia scura sulla testa” ha spiegato Ana De Armas, che continua dicendo che “sono state necessarie tre ore e mezza di make-up ogni giorno» spiega l’attrice ricordando la radicale trasformazione quotidiana per diventare il sex symbol più amato di tutti i tempi «la prima volta che mi sono vista con i capelli alla Marilyn mi sono spaventata. Ma ora posso solo essere orgogliosa del risultato».
A chiudere il Festival del Cinema ci sarà “The Hanging Sun – Sole di Mezzanotte” di Francesco Carrozzini, basato sull’omonimo romanzo di Jo Nesbø, con protagonista Alessandro Borghi nei panni di John, un uomo in fuga dopo aver tradito suo padre Dad (Peter Mullan), un potente boss criminale.
Due, invece, i leoni d’oro alla carriera decretati dal Cda della Biennale di Venezia: Paul Schrader, regista (Il collezionista di carte, First Reformed, Il bacio della pantera, American Gigolo) e sceneggiatore (Toro scatenato, Taxi Driver, Complesso di colpa, Yakuza) statunitense e alla grande attrice francese Catherine Deneuve.
A proposito di questo riconoscimento, il Direttore Alberto Barbera ha dichiarato: “Un numero impressionante di film, la maggior parte dei quali grandi successi internazionali. Una quantità altrettanto ragguardevole di premi ottenuti nei maggiori festival del mondo, cui si deve aggiungere una candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista, privilegio raro per un’artista non americana. Un susseguirsi di sodalizi artistici con alcuni tra i più importanti registi e attori europei: Roger Vadim, Jacques Demy, Luis Buñuel, François Truffaut, Roman Polanski, Marco Ferreri, Marcello Mastroianni e Gérard Depardieu. Un indiscutibile talento al servizio di doti d’interprete cui una bellezza raffinata e fuori del comune hanno contribuito a farne il volto stesso del cinema d’Oltralpe, una diva senza tempo, una vera e propria icona del grande schermo. Da figura tra le più rappresentative della Nouvelle Vague e testimone privilegiata di un’idea di stile che s’identifica con la moda d’oltralpe, Catherine Deneuve è passata a incarnare l’essenza della diva universalmente riconosciuta, affermandosi tra le più grandi interpreti della storia del cinema. Per questi motivi assume particolare rilievo il Leone d’oro alla carriera che la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia le attribuisce in occasione del 90. anniversario dalla prima edizione del festival veneziano, dopo il Leone d’oro vinto con Bella di giorno di Luis Buñuel nel 1967 e la Coppa Volpi come miglior attrice per Place Vendôme di Nicole Garcia nel 1998”.
di Alberto Corrado