È un traguardo importante quello festeggiato il 6 e 7 luglio dalla Famiglia Lunelli a Villa Margon: 120 anni dalla fondazione della Cantina, sigillati anche da un francobollo celebrativo Ferrari Trento, che Poste Italiane e il Ministero dello Sviluppo Economico hanno voluto dedicare a questo significativo anniversario. È una storia di successo quella di una delle più longeve famiglie del vino italiane, una storia fatta di passione, di lungimiranza, di coraggio.
Un’occasione preziosa per presentare la rinnovata bellezza di Villa Margon, gioiello cinquecentesco immerso nei vigneti e sede di rappresentanza del Gruppo Lunelli, che negli ultimi due anni è stata oggetto di importanti interventi di ristrutturazione nonché di un attento lavoro di ricerca dal punto di vista storico e artistico. Nei meravigliosi affreschi della Villa – che continuerà a restare aperta al pubblico – era già raffigurata l’antica vocazione di queste terre alla produzione di vino, vocazione che Giulio Ferrari ha saputo intuire e che l’azienda porta avanti con l’orgoglio di una tradizione importante ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.
Certamente molto è cambiato da quel lontano 1902 in cui Giulio Ferrari decise di avviare una piccola cantina ad alcuni passi dal Duomo di Trento per produrre poche, selezionatissime bottiglie. Resta immutato lo spirito di famiglia che muove ogni aspetto dell’attività: la continua ricerca dell’eccellenza, insieme allo spirito innovatore, all’attenzione alle persone e al fortissimo legame con il territorio trentino.
Valori che hanno sempre guidato la visione imprenditoriale della famiglia Lunelli, giunta alla terza generazione, che festeggia quest’anno 70 anni al timone dell’azienda: una visione per cui l’impresa non si limita alla creazione di valore per gli azionisti, ma deve generare anche benessere, sicurezza e bellezza per chi vi lavora e per la comunità che la ospita. Da questa convinzione ha avuto origine il lungo impegno sul fronte della sostenibilità ambientale e sociale di Ferrari Trento, che non a caso proprio quest’anno ha ottenuto la certificazione di Carbon Neutrality.
La riduzione a zero dell’impatto climatico delle emissioni dirette, e in parte anche indirette, della cantina è stato un altro importante traguardo dopo la certificazione biologica e “biodiversity friend” di tutti i vigneti di proprietà. Al territorio trentino e alle sue montagne è legata l’identità di Ferrari, che si fa ambasciatore di questi luoghi anche valorizzandone e promuovendone il patrimonio artistico. L’impegno verso la sostenibilità in vigna ha portato a sviluppare nel 2014, in collaborazione con la Fondazione Mach, il protocollo “Il Vigneto Ferrari – per una viticoltura di montagna salubre e sostenibile” applicato a tutti i conferenti di uva. I vigneti di proprietà sono certificati “biodiversity friend” dal 2015 e biologici dal 2017. Un lavoro di anni che Ferrari Trento ha sintetizzato a partire dal 2020 in un Report di Sostenibilità. Del 2022, con riferimento ai valori 2021, è la certificazione di Carbon Neutrality scope 1, 2 e, parzialmente, 3, che dimostra l’impegno verso pratiche sostenibili anche in fase produttiva.
Guardando alle origini, è il 1902 quando il giovane Giulio Ferrari, classe 1879, fonda a Trento quella che chiamerà “Fabbrica Champagne G. Ferrari e C.ie”. Di famiglia nobile, Giulio decise di frequentare, dopo la scuola enologica di San Michele all’Adige e quella di Geisenheim in Germania, l’École Supérieure Agronomique di Montpellier. Lavorò per un famoso vivaista e successivamente in una cantina a Epernay, la “patria” dello Champagne. Fu proprio durante questo soggiorno che il giovane ebbe l’intuizione che avrebbe cambiato il volto vitivinicolo della sua terra di origine: il Trentino, pur molto più a sud della Champagne, presentava, grazie alla presenza delle montagne, condizioni ideali per la produzione di bollicine di eccellenza.
Giulio Ferrari iniziò quindi a piantare le prime barbatelle di Chardonnay nel suo Trentino, allora parte dell’Impero Austro-ungarico e definito da Goethe “il più bel giardino vitato d’Europa” e a diffonderle poi, con la sua attività di vivaista, nel resto d’Italia. Un sogno, quello di Giulio, che persegue con ferma convinzione fin dal suo primo imbottigliamento nel 1902: produrre bollicine in grado di competere con i migliori Champagne. Iniziò a produrre poche, selezionatissime bottiglie che già nel 1906 ottennero una Medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Milano.
Dal 1952, la storia delle Cantine Ferrari diventa anche quella della famiglia Lunelli. Bruno lavora fianco a fianco a Giulio, aumenta subito la produzione a 20.000 bottiglie – senza per questo scendere a compromessi con la qualità- e in due anni ripaga i suoi debiti. Nel 1965, quando Giulio Ferrari muore, all’età di 86 anni, la produzione era salita a più di 80.000 bottiglie, ragion per cui si decise di spostare la cantina in uno spazio più grande, in via Verdi. Le giuste intuizioni fecero crescere gli affari al punto che rilevò i banchi e la licenza della pasticceria Tomasi in Largo Carducci e iniziò a vendere oltre ai vini anche dolciumi, il rosolio migliore, il marsala, il cioccolato più buono. Nel 1934 Bruno sposò Elda Prada, che iniziò a dargli una mano in negozio e vi restò fino all’ultimo dei suoi giorni, nel 2000. Elda e Bruno ebbero cinque figli, Franco (1935), Giorgio (1937), Gino (1939), Carla (1945) e Mauro (1948).
La seconda generazione dei Lunelli è quella della crescita esponenziale, che dal 1962, quando le bottiglie erano 60.000, arriva già nel 1981 al milione. Il suo primo “segno” è quello della costruzione di una nuova cantina, nel 1971, a Ravina, alle porte di Trento, un edificio in legno che non passa inosservato a chi percorre l’autostrada del Brennero. Nel 1992 si aggiunge un avveniristico edificio in vetrocemento, che amplia lo stabilimento a un ettaro di sede fuori terra e tre ettari di cantine sottoterra. Ognuno dei tre fratelli nei loro rispettivi compiti hanno dato un grande contributo alla affermazione di Ferrari come leader indiscusso delle bollicine italiane, il “brindisi italiano per eccellenza”, condividendo i valori che già erano di Giulio e Bruno: il culto ossessivo per la qualità, lo spirito innovatore e il fortissimo legame con il territorio trentino. Fondamentale è stato il ruolo della famiglia Lunelli nella creazione, nel 1993, della Trentodoc, la prima DOC in Italia dedicata esclusivamente al Metodo Classico. Gli anni Settanta e Ottanta per Ferrari sono quindi quelli della crescita, non solo produttiva, ma anche di prestigio.
Dopo che il presidente Sandro Pertini introdusse Ferrari al Quirinale al posto dello Champagne, tanti sono da allor i “Grandi della Terra” che hanno apprezzato da allora le bollicine trentine, fra cui Sua Maestà la Regina Elisabetta d’Inghilterra nel 1980, in un pranzo in suo onore organizzato al Quirinale. Solo due anni dopo, nel 1982, si brinda con Ferrari in campo allo Stadio Bernabeu di Madrid alla indimenticabile vittoria dei Mondiali di Calcio da parte dell’Italia. Un brindisi storico, tra i tantissimi che si sono succeduti fino a oggi nel mondo dello sport, dalle Olimpiadi ai Mondiali di Sci, fino all’avventura di Luna Rossa Prada Pirelli per la 36° America’s Cup e alla Formula 1, di cui Ferrari è il brindisi ufficiale dal 2021.
L’azienda continua a crescere, ma i Lunelli non perdono mai di vista le proprie origini, la cultura e la passione per il bello, che li porta a rilevare nel 1989 Villa Margon dal barone Teofilo Alessandro Salvadori che cercava qualcuno che garantisse la conservazione della cinquecentesca magione, definita la più bella villa extra moenia dell’arco alpino. La famiglia Lunelli la riporta all’antico splendore e ne fa la sede di rappresentanza del Gruppo. Circondata da vigneti, racchiude nelle sue stanze oltre cinquecento anni di storia, a partire dal Concilio di Trento, quando ospitò cardinali e prelati giunti da tutta Europa, nonché – si tramanda – l’imperatore Carlo V, le cui gesta sono esaltate in uno dei ciclo di affreschi che impreziosiscono la dimora.
“Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi veramente possederlo”, questa frase di Wolfgang Goethe riassume bene lo spirito con cui la famiglia Lunelli e tutto il team Ferrari festeggiano i 120 anni dell’azienda: con grande orgoglio per una storia importante, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.
Gli Anni ‘90 sono quelli del consolidamento, con continui premi e riconoscimenti e si allarga progressivamente la squadra con l’ingresso di manager e collaboratori in diverse funzioni aziendali. Proprio in quegli anni inizia il suo ingresso in azienda anche la terza generazione di famiglia. Il primo è Marcello, che a fine ’90 affianca lo zio Mauro in cantina. Arrivano poi negli Anni 2000 Matteo, Camilla e Alessandro. Nel 2011 si completa il passaggio generazionale avviato nel 2005, quando Gino Lunelli lascia la presidenza a Matteo, oggi anche Amministratore Delegato di Ferrari Trento. Come il padre Bruno, anche Franco, Gino e Mauro decidono di dare spazio alla nuova generazione e vengono sottoscritti dei “patti di famiglia”, per rendere il passaggio generazionale ancora più fluido e per disciplinare i rapporti tra impresa e famiglia. Matteo, Presidente e Amministratore Delegato di Ferrari Trento, Marcello, enologo e Vicepresidente, Camilla Direttrice della Comunicazione e delle Relazioni Esterne e Alessandro, Responsabile dell’Ufficio Tecnico nonché di altre attività del Gruppo Lunelli e della famiglia, hanno saputo raccogliere il testimone e adattare alle richieste del mercato attuale i valori dell’azienda.
La qualità delle etichette Ferrari Trentodoc è sempre più riconosciuta dagli opinion leaders di tutto il mondo. Basti citare la vittoria per ben 4 volte del titolo di Produttore dell’anno a “The Champagne & Sparkling Wine World Championship”, la più autorevole competizione al mondo dedicata alle bollicine. Ferrari Trento continua ad essere scelto in molti importanti appuntamenti come, ad esempio, Expo Milano 2015, dove è il brindisi del Padiglione Italia, o gli Emmy Awards a Los Angeles di cui è stato per ben sette volte la bollicina ufficiale, oltre che in grandi competizioni sportive, a partire dalla Formula 1.
a cura di Elisabetta Canoro