Narrare una storia rovesciando le prospettive. E’ l’architettura secondo Simone Micheli. Attraverso le sue opere, infatti, Simone Micheli racconta sempre una storia. La sua, infatti, è stata definita, l’architettura della comunicazione, o più propriamente “la comunicazione dell’architettura”.
Un concetto che lo stesso architetto ama raccontare, più che spiegare: “Ogni progetto per me è un’opera che prende forma dalla combinazione tra le peculiarità del contesto, i desiderata del committente e i vissuti che determinano il mio fare progettuale. Per questo creo superfici, piani, oggetti e edifici abili nel regalare esperienze distintive, di autenticità, ai visitatori, in grado di diventare memoria attiva nelle menti e guida futura che stimoli il senso critico. Per farlo è necessario che le opere comunichino con le persone, diano forma a corrispondenze inedite che spingano il pensiero oltre le barriere del reale conosciuto”.
Caratteristiche ben definite, che prendono forma dall’esigenza di confrontarsi con l’altro. O, per l’esattezza “di interagire, di riconoscersi o di distinguersi dall’immagine di quanto vive al di fuori di noi. Per esistere. La capacità di comunicare in maniera strutturata, di articolare messaggi, di distinguere significante e significato sono abilità che contraddistinguono l’essere umano – tiene a sototlineare Simone Micheli – Ammaliato dalla possibilità di cogliere la complessità della contemporaneità e di tradurla in semplicità di approccio, do vita a opere abili nel trasmettere messaggi ai visitatori. E così, in grado di essere il fulcro nevralgico e attrattivo delle comunità, dei territori, dell’attenzione”.
Un’ispirazione che arriva da lontano, maturata nel corso degli anni “Ho incontrato grandi maestri nel corso del mio percorso professionale. Da Giovanni Klaus Koenig con cui ho scritto la testi, a Giovanni Michelucci e Bruno Zevi. Mi hanno insegnato l’importanza di osare – puntualizza Micheli- Di rompere sapientemente la routine per immaginare mondi non ancora possibili. Ma ho imparato tanto anche delle esperienze di vita quotidiana, dagli incontri fortuiti, dalle culture diverse incontrate durante il mio continuo viaggiare”.
Per toccare con mano la creatività di Simone Micheli basterà visitare la mostra che sarà inaugurata durante il salone mobile, che ha come obiettivo la presentazione di nuovi scenari del mondo della ristorazione. Su uno spazio di 4.000 mq all’interno delle Officine14 in via Ventura a Milano, darà vita ad un insieme espositivo interattivo di grande valore contenutistico ed espressivo che avrà come focus la rigenerazione dell’hotel. Le plurime installazioni metteranno in evidenza quanto sia importante, per realizzare luoghi estremamente performanti dal punto di vista espressivo e commerciale, definire nuovi tipi di pensieri progettuali ed imprenditoriali. L’esposizione, caratterizzata da tutti prodotti creati dall’Architetto Simone Micheli, presenterà ai visitatori nuovi scenari per il mondo della ristorazione dove parole come ibridazione, contaminazione, sostenibilità rappresenteranno i pilastri contenutistici.
Sarà questo il futuro secondo Simone Micheli? “Il futuro sarà affascinante, coinvolgente, ibrido, polisensoriale. Hybrid Restaurant, l’esibizione a cui do vita in occasione della settima edizione di Hotel Regeneration per la Milano Design Week 2022 è una sperimentazione arguta, pensata per generare mix inediti di design, bellezza e food, con l’obiettivo di mostrare ai visitatori spaccati possibili di futuro – risponde Micheli – Portando l’avanguardia nel presente, rompendo con il banale, in modo da coinvolgere la sensorialità completa dell’uomo e combinare il ristorante diffuso, un luogo immaginato per esaltare l’eccellenza del cibo, con lo spazio da dedicare all’ospitalità e al contract. In concreto, dunque ogni spazio moltiplicherà le sue funzioni e, quindi, le sue essenze. Ogni area implementerà la sua capacità di reazione diventando abile rispondere, in maniera smart, intelligente, sorprendente, sostenibile alle esigenze cangianti degli uomini contemporanei. Con il fine di creare spazi sospesi, al di fuori della frenesia del quotidiano, che offrono a chi li abita il bene più lussuoso: non opulenza o sfarzo ma il tempo e la capacità di goderselo a pieno”.
Questo significa che dovremo abituarci a esperienze immersive, complete. Che superano la settorializzazione dei sensi e del sapere e che coinvolgono a 360 gradi l’essere umano, in maniera totalizzante. “Toccheremo realtà che non credevamo raggiungibili. Perspicaci, immaginate per favorire l’interazione e per considerare l’uomo come il protagonista di una scena creata proprio per lui. Abili nel riconoscere le necessità dell’epoca contemporanea, i nuovi bisogni, i nuovi approcci, i nuovi sogni. Veloce nel cambiare, creata per evolversi-conclude Micheli.