Maria Grazia Chiuri, direttrice delle linee Dior donna, rende omaggio all’atelier, luogo dell’intimo nesso tra la mano e la testa, rielaborando quel linguaggio magico e allo stesso scientifico che è l’Haute Couture.
Un manifesto del corpo, che si materializza in progetti d’avanguardia forzando i confini tra arte e artigianato, come nel caso del ricamo che diventa azione concettuale in 3D e riconfigura quella tecnica che nel tempo utopico dell’atelier si declina in una coreografia di movimenti.
Ricami che dissentono dalla superficie e la fanno interagire con l’aria come nel caso di una gonna lunga écru interamente ricamata a contrasto con la camicia trasparente in organza di seta.
Emblema della collezione sono le calze che prendono dal ricamo consistenza spettacolare per essere partner fondamentali nella sintassi di alcuni pezzi come nel tailleur grigio in grisaglia, e negli abiti da sera, dove la finezza del ricamo si struttura con la leggerezza del tulle.
La purezza assoluta delle linee disegna cappotti in cachemire che assecondano la figura, le mantelle geometriche di un bianco splendente che rivelano mise composte da giacche e pantaloni, gonne e pieghe, mentre i tessuti jacquard metallizzato color argento danno origine ad abiti, per assecondare quella azione della couture che è abitare il corpo.
Continua la collaborazione tra Maria Grazia Chiuri, iniziata all’epoca di Fendi, e la The Chanakya School of Craft di Mumbai, fondata da Monica Shan e Karishma Swali, con l’obbiettivo di offrire un’alternativa alle donne indiane, fornendo uno strumento di emancipazione, e nel contempo preservando il patrimonio culturale del Paese dell’arte del ricamo, solitamente riservata agli uomini. Questa volta il supporto è nell’ avere commissionato agli artisti indiani Madhvi e Mani Parekh, con il supporto della Chanakya School, gli arazzi che hanno adornato la sala allestita per la sfilata nel giardino del Musée Rodin. Ci sono voluti tre mesi di lavoro, e 320 anime, per la realizzazione dell’esposizione che è possibile visitare fino al 30 gennaio.
di Alberto Corrado