Un cast fenomenale dove 10 attori più famosi del mondo hanno sfilato assieme ai modelli.
Nel vernacolo estetico ideato e fantasticato da AMO, nella Fondazione Prada, come un palcoscenico di un teatro o di un cinema, prende vita la rappresentazione della collezione Uomo Autunno/Inverno 2022 disegnata da Miuccia Prada e Raf Simons, intitolata Body of The Work.
Focus di questa stagione è lo studio del nuovo vocabolario della moda maschile attraverso i suoi segni e significanti scambiati con quelli di eleganza e della raffinatezza che permette di conferire merito e valore l’impegno della realtà umana dedita al lavoro, componente vitale del nostro essere.
“Avevamo in mente una moda eloquente, capi che avessero un significato. Abiti in grado di far sentire le persone importanti e che fossero, di per sé, importanti.” asserisce Miuccia Prada “Non una moda usa e getta, ma qualcosa che avesse significato, longevità e rilevanza. Il concetto di classico è molto importante»
Tanto è vero che il suo lavoro in questa collezione, parte dalle uniformi, che assumono una nuova importanza nella realtà quotidiana, acquistando rilevanza e valore, enfatizzando l’importanza all’interno della società, perché la funzione di un uomo non è esaltazione del ruolo sociale di chi lo indossa.
Ecco perché abbandonata la gerarchia, all’abbigliamento maschile gli viene conferito una dignità pragmatica, come lo si può notare nella scelta dei tessuti dalle pelli pregiate al silk tech come segno di rispetto e prestigio.
A questi si affianca il linguaggio sartoriale con una formalità che infonde importanza applicato alla maglieria, alle giacche bomber e ai parka, diventando eleganza pura e mezzo per esaltare e conferire significato ad essa.
Gli indumenti esemplificano un modernismo strutturato per delineare una nuova architettura del corpo, enfatizzato nelle spalle e nel punto di vita, attraverso la sartoria tradizionale in una silhouette che viene poi trasmutata negli in abiti di tutti i giorni. Due universi che possono apparire da una lettura veloce, come se fossero giustapposti, ma con una debita riflessione si percepisce l’unione per poi definirli una cosa sola.
“Questa interazione permette di conferire merito e valore all’impegno umano a tutti i livelli: le uniformi da lavoro, così percepite, assumono una nuova importanza. L’attività quotidiana diventa un momento di occasione e acquista rilevanza e valore, enfatizzando l’importanza del lavoro all’interno della società» si legge nelle note della cartella stampa e a cui Raf Simons soggiunge che «concetti diametralmente opposti tra loro vengono messi a contrasto: la manifattura sartoriale dei capi fondamentali del guardaroba maschile viene combinata con elementi industriali, come tute e abiti da lavoro. La collezione non può essere definita né come sartoriale né come streetwear, ma mescola entrambi questi mondi mettendosi in discussione».
Un messaggio che viene riportato anche nella scelta del cast per lo show, dove non vi sono solo modelli ma anche attori di fama mondiale, chiamati a dar voce alla verità attraverso le loro rappresentazioni, da Kyle MacLachlan, che ha aperto la sfilata, poi Thomas Brodie-Sangster, Asa Butterfield, Damson Idris, Tom Mercier, Jaden Michael, Louis Partridge, Ashton Sanders e Filippo Scotti, il giovane protagonista del film di Antonio Sorrentino “ E’ stata la mano di Dio”, a Jeff Goldblum che ha chiuso lo show.
di Alberto Corrado