Venezia è una meta senza tempo, è sempre bella, in estate in inverno, con il sole o con il caigo, la famosa nebbia veneziana. Ed è proprio in questa città unica, misteriosa e ricca di esperienze da vivere, che il brand di hôtellerie di VOIhotels del Gruppo Alpitour, ha scelto di aprire il suo ultimo 5 stelle. Eccoci al Ca’di Dio alle porte della zona Arsenale, nota come “Contemporary Art District”, luogo legato alla Biennale, una delle più importanti rassegne internazionali d’arte, cultura e spettacolo. La posizione è privilegiata, con un affaccio unico sull’Isola di San Giorgio Maggiore e il Bacino di San Marco, di cui godere da un luogo intimo e riservato, seppur vicino al cuore della città.
La storia di questa magnifica struttura inizia nel 1272, fase in cui era un rifugio per pellegrini, poi luogo che accoglieva donne in difficoltà rimaste sole, per arrivare nel 1500 quando l’Architetto Jacopo Sansovino fu l’artefice di un importante lavoro. Ai giorni d’oggi, grandi novità grazie al restauro sapiente e rispettoso dello Studio di Patricia Urquiola. Il concept proposto lega fortemente Ca’di Dio al tessuto della città: Venezia emerge attraverso i materiali selezionati per gli ambienti, le cromie, le finiture e molto altro. Eccellenze artigianali locali hanno contribuito all’arredamento con stoffe, vetro e altri ricercati dettagli, con l’ambizione di esaltare la riservatezza e l’eleganza veneziana. La palette di colori è sobria e tenue, con sfumature e trasparenze in un gioco che ricorda l’acqua.
L’idea è quella di contrapporre e combinare la Venezia delle calle fatte di vecchi mattoni, alla Venezia dei palazzi nobiliari con marmi e decori. Protagonisti vetro, legno, ferro battuto, pietra e marmi: materiali rappresentativi della città e della sua tradizione. Gli ospiti possono accedere a piedi dall’ingresso principale posto sulla riva omonima o in taxi attraverso la “porta d’acqua”. Nella lobby, un tempo l’antica chiesa, spicca un lampadario di oltre 14 mila cristalli in vetro di Murano – realizzato come da tradizione vetraria propria della città – e che “cita” tre vele.
Le camere sono 66 camere su tre piani, di cui 10 suite con vista sull’isola di San Giorgio Maggiore, mentre 2 suite godono dell’accesso ad un’altana privata affacciata su San Marco. Il comune denominatore di tutte le camere, così come degli altri ambiente di Ca’ di Dio è la struttura originale, arricchita di finiture come rivestimenti in tessuto, cornici in legno, specchi convessi, marmi e arredi realizzati ad hoc. Tutti elementi che richiamano Venezia.
La parte food & beverage è protagonista del Ca’ di Dio, il ristorante Essentia, si trova in una delle corti interne in estate, qui è dove è servita la colazione, ma è anche il luogo perfetto per un piatto leggero o uno snack.
E la mixology non poteva che avere una menzione d’onore grazie al Cocktail Bar Alchemia: la carta degli aperitivi e delle miscele alcoliche è composta da grandi classici internazionali e preparazioni tipicamente venete, tutti reinterpretati in chiave creativa. Bella idea il Gin che nasce in esclusiva per Ca’ di Dio.
Uno spazio esterno con vista su San Giorgio Maggiore e una sala interna di grande charme sono gli spazi dove concedersi alle tentazioni del ristorante VERO. Sapori tipicamente veneti, materie prime di stagione e verdure a chilometro zero, coltivate nell’orto della corte interna, si fondono armoniosamente in una proposta contemporanea, grazie allo chef Raimondo Squeo.
Un altro plus di questo Small Luxury Hotels of the World, è l’area welleness & spa, uno spazio intimo e confortevole per rigenerare corpo e mente grazie a un’ampia proposta di trattamenti, programmi esclusivi e personalizzati firmati The Merchant of Venice.
Da applausi il music blend – approccio musicale tipicamente orientale – che nasce un dialogo tra l’Oriente e Venezia, una sorta di richiamo all’eco della “Via della Seta”. In effetti Venezia è una città musicale. Oltre a farsi vedere si fa anche sentire grazie all’assenza di macchine e rumori, con il continuo fruscio dell’acqua, delle barche e dei battelli. L’utilizzo del vinile non rappresenta solo la scelta atipica dell’accompagnamento musicale, ma un modo per mettere la musica al centro dell’offerta di Ca’ di Dio rendendolo un luogo dove si possa amabilmente conversare.
di Giulia Marcucci