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Negli spazi di Triennale Milano, fino al 9 gennaio  va in scena la mostra Metafore. Roberto Capucci: meraviglie della forma, curata dal giornalista Gian Luca Bauzano, firma del Corriere della Sera per moda, costume e design, in collaborazione con la Fondazione Roberto Capucci e la manifattura di ceramiche Rometti. L’esposizione fa parte del ciclo di mostre Mestieri d’Arte & Design. Crafts Culture, che nello spazio della Quadreria mostra un punto di vista inedito sulle arti applicate contemporanee.

L’esposizione, è il frutto della collaborazione annuale tra Triennale Milano Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Un viaggio nell’opera di uno dei grandi protagonisti della moda italiana, Roberto Capucci, artefice di abiti che sono sculture e architetture di tessuto, per raccontarne il percorso e la visione.

Innovatore e sperimentatore, conosciuto a livello internazionale come lo “Scultore della seta”, Capucci festeggia quest’anno i 70 anni dalla sua prima apparizione ufficiale come stilista. Negli spazi del Palazzo dell’Arte viene esplorato il suo processo creativo, segnato dalla sperimentazione di forme e materiali, e da una progettazione sempre attenta e visionaria. Nel percorso sono esposti i suoi abiti, intesi come progetti scultorei, architettonici, plasmati con il tessuto.

I capi del Maestro sono affiancati ai suoi disegni e alla collezione di sculture in ceramica da lui disegnata, prodotta dalla Manifattura Rometti (attiva dal 1927 a Umbertide, in provincia di Perugia), e realizzata dal direttore artistico Jean-Christophe Clair: venti pezzi unici in argilla e smalti – opere, vasi e centrotavola – interamente realizzati e decorati a mano, ispirati a vari modelli di abiti di Capucci.

Sono i busti sartoriali della collezione Atelier di Bonaveri a valorizzare le creazioni: per accompagnare i visitatori al centro del percorso creativo ed emozionale tracciato dal genio di Roberto Capucci. I busti – classiche figure che il Maestro ha sempre scelto per le sue mostre – ricalcano forme semplici ed eleganti, rivestite in tessuto Lino e con base in legno, alcune con braccia di legno articolate.

I busti accolgono le matericità, le cromie, i giochi formali e le composizioni degli abiti, dando luogo a un’esperienza sensoriale.
Personalizzabili e flessibili, le figure esprimono, tra innovazione e tradizione, un senso di sartorialità, lasciando trasparire quella cura e quella precisione che sono proprie della realizzazione dei busti Bonaveri, e per questo motivo scelte per le più importanti mostre internazionali.

Le opere in scena raccontano il percorso creativo di Capucci: improntato alla ricerca, alla sperimentazione, alla continua esplorazione, oltre che alla collaborazione con sapienti artigiani. Un viaggio intrapreso basandosi soltanto sulla libertà creativa.

Protagonista della mostra è una delle 12 opere proposte alla Biennale d’Arte di Venezia del 1995: Diaspro. Nel ventaglio delle creazioni in scena, ci sono anche quelle che mostrano la ricerca sulle forme (come l’abito dalla Linea a scatola o quello in seta e plastica realizzato a Parigi nel 1966), e l’utilizzo di materiali inediti per l’epoca, tra cui corda e sassi, bambù e ottone. Esposta anche la marsina dalle fattezze settecentesche presentata nel 1992 alla Schauspielhaus di Berlino, definita da plissé, sovrapposizioni e sfumature di colore.

“La moda di oggi sembra spesso onnivora e troppo rapida. Legata a un’obsolescenza programmata che privilegia un’apparenza futile, e nasconde le professionalità creative e artigiane che quotidianamente operano con impegno per creare tessuti, capi, accessori che assumano le forme meravigliose del sogno”, afferma Franco Cologni, Presidente di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. “Roberto Capucci ci invita invece a guardare alla moda con occhi diversi, raccontando con talento una storia vera di bellezza e di splendore”.

Stefania Lupi