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Il direttore creativo Pierpaolo Piccioli prosegue il percorso di risignificazione dei segni e dell’estetica della Maison Valentino, partendo dalla moda creata e immaginata nell’Atelier, per poi unirsi alla identità sempre unica e sempre diversa, di chi la indossa.

Una moda che parte addirittura dal Valentino Archive, senza alterazioni, dove il lungo cappotto maculato di Veruschka, super top model degli anni’60, in una foto di Franco Rubartelli, l’abitino bianco di Marisa Berenson, attrice e ex modella statunitense, in una immagine di Henry Clarke, i lunghi abiti a fiori fotografati da Chris von Wangeheim, sono parte di una tessitura stilistica.

A dominare in questa rilettura di un guardaroba condiviso tra la donna e l’uomo, è la ricerca di un nuovo significato di tailoring sartoriale, riletto nei volumi e nei colori vivici e acrilici.

Il corpo viene svelato dal taffetà materiale simbolo della Couture, che in questo caso è lavato e privato di ogni estenuato preziosismo, per diventare giacca, anorak, camicia, bermuda.

L’omaggio all’archivio, prosegue, rendendo omaggio al denim, che viene rieditato e accompagnarsi a camicie bianche, con inserti San Gallo o con ricami di perline, le stesse che migrano verso la sera per impreziosire abiti, per le notti estive.

Ai piedi anfibi o sandali con fasce Valentino Garavani Stud, e una riedizione del sandalo serpente, mentre le borse hanno un disegno netto e ornate da borchie singole o macro.

Alberto Corrado