La bellezza tradizionale viene analizzata, messa in discussione, invertita e sovvertita, in un intenzionale atto di straniamento che ci obbliga a riconsiderare ciò che pensiamo di sapere.
Queste parole diventano un manifesto di quello che è stato e quello che è di Emporio Armani, che quest’anno raggiunge il suo quarantesimo anniversario. Bussole verbali per orientarsi in una metodologia estetica culturale che è partita nel 1981 con un programma ben preciso: la moda per tutti con l’imprinting di Armani. Sotto il segno di un’aquila che vola alto e che non conosce confini ritroviamo il segno distintivo della leggerezza, della fluidità dei tagli e la morbidezza dei movimenti cromatici.
Tutto si fonde e si amalgama nelle silhouette maschili e femminili dando quell’impronta metropolitana, tratteggiando una identità forte, nella quale i rimandi tra il mondo maschile e quello femminile sono costanti pur nelle reciproche differenze. Una collezione dove la donna indossa blouson abbinati a pantaloni fluidi che definiscono la nuova idea di suit, come se fossero un morbido pigiama, spolverini e parka aperti da zip, i blazer diventano impalpabili come camicie, le piccole giacche sono impreziosite da bottoni di passamaneria o fodere a contrasto, le gonne più lunghe si smaterializzano in trasparenze e sovrapposizioni per dare risalto alla maglieria dall’effetto stropicciato.
Il sogno della quotidianità dove l’uomo passa dal formale con tendenze sportswear a un uomo che ama stupire con il suo atteggiamento libero lo si nota nel soft tailoring del blazer del taglio perfetto, alla leggerezza assoluta della giacca camicia, fino alla idea della casacca ampia su pantaloni pigiama.
Un gioco di sapienti contrappunti che crea tensioni progressive dove le camicie classiche, dal color azzurro, sono indossate con la cravatta, per poi abbinarsi a pantaloni fluidi stampati con blazer privi di rigidità. Le giacche sono di lino, di maglia, di seta e lana, per raccontare la naturalezza del corpo. La maglieria stampata crea effetti tatoo sul busto, mentre il denim è trattato con piglio sartoriale nel costruire pantaloni dai volumi ampi. Di sera lo shantug dei bermuda si abbina alla seta lavata della blusa che si fonde allo scintillio irriverente delle paillettes per lei. Gli accessori sottolineano la leggerezza degli abiti: per lei sandali con intrecci di corde dal disegno geometrico, piccoli marsupi capienti da viaggio e cappelli dalla tesa larga per ripararsi dal sole, per lui scarpe da barca dalle alte suole a carrarmato, slipper di pelle goffrata e sabot, con borse che si portano solo a mano.
Una celebrazione accompagnata da un video proiettato all’inizio della sfilata, da una mostra all’Armani Silos, dall’uscita in passerella dei collaboratori storici Silvana Armani e Leo Dell’Orco, direttori degli uffici stile donna e uomo dell’Emporio, da una puntata speciale del magazine che porta il nome della linea, e anche da qualche riflessione.
“Sono stati 40 anni duri, durissimi ma anche belli, bellissimi, nonostante 40 anni di fantasie strane, proposte anche assurde, vedere dei ragazzi così semplici, puliti e carini” dichiara Giorgio Armani sorridente dietro le quinte “mi ha fatto molto piacere, tengo duro per quello, perché ritengo il mio modo di pensare trovi poi un riscontro notevole”.
Una collezione dove eleganza e cura appropriata che definiscono l’appropriatezza di una moda democratica che definisce la persona, e può servire a vivere nel rispetto di sé e degli altri. E se in 4 decenni Emporio trova ancora la via per arrivare ai giovani e rimanere nuovo un motivo c’è: “ci sono le cure termali e i lifting” scherza Armani, spiegando poi che “ci si rinnova guardandosi intorno e non facendo ciò che ti viene proposto”.
Di Alberto Corrado