Il rapporto tra antico e contemporaneo è al centro dell’indagine della nuova stagione del Mart di Rovereto, programmata dal Presidente Vittorio Sgarbi che già in un saggio del 2012 scriveva:
“Conviene ribadire due concetti fondamentali e apparentemente contraddittori: tutta l’arte è arte contemporanea; contemporaneo è un dato non ideologico, ma semplicemente cronologico. È questa la forza dell’arte in divenire, che va ritenuta contemporanea non in quanto più o meno sperimentale, più o meno avanzata, ma solo in quanto concepita, elaborata ed espressa nel nostro tempo. Non c’è altro modo di essere contemporanei che essere qui e ora. Così, insieme alla contemporaneità di ciò che esiste, c’è la contemporaneità di ciò che è esistito e continua a vivere”.
Caravaggio (Michelangelo Merisi), Seppellimento di Santa Lucia, 1608 ca
Patrimonio del Fondo Edifici di Culto, amministrato dal Ministero dell’Interno –
Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione – Direzione Centrale per l’Amministrazione del Fondo Edifici di Culto
ph destra |Alberto Burri, Sacco, 1953. Mart, Deposito collezione privata.
ph. alto-sinistra |Alberto Burri, Sacco combustione, 1952-1958. Mart, Collezione privata.
ph. basso-sinistra | Alberto Burri, Ferro SP, 1961, Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per I Beni Culturali e Ambientali e del Turismo
Muovendo da questa posizione, il nuovo palinsesto del Mart attraversa i secoli. I maestri classici e moderni dialogano tra loro e con le opere di una collezione pubblica tra le più ricche d’Europa. Alla ricerca delle connessioni tra la storia, i grandi classici e i linguaggi del XX secolo, il Mart pone a confronto epoche distanti, offrendo nuove stratificate letture dell’arte italiana. Questo tipo di proposta espositiva, basata su confronti e parallelismi, è una delle cifre stilistiche del museo di Rovereto che già nel 2013 proponeva una straordinaria mostra su Antonello da Messina, a cura degli studiosi Ferdinando Bologna e Federico De Melis. Per l’occasione, le opere del maestro quattrocentesco venivano messe a confronto con la ritrattistica contemporanea, raccolta in un progetto curato dal filosofo francese Jean-Luc Nancy. In tempi più recenti hanno trovato collocazione nelle sale del Mart una pala seicentesca di Bernardo Strozzi e due opere di Yves Klein.
L’audace programmazione prosegue ora con Caravaggio. Il contemporaneo. La mostra indaga la grande attualità del linguaggio caravaggesco, mettendo in dialogo uno dei dipinti più drammatici del maestro seicentesco con due fondamentali figure del XX secolo: l’artista Alberto Burri e il poeta Pier Paolo Pasolini. Riabilitato a metà Novecento da Roberto Longhi, tra i più significativi critici e storici dell’arte italiana, Caravaggio è stato protagonista negli ultimi decenni di rassegne, saggi, ricerche e convegni, spettacoli, persino serie televisive. La ragione risiede, come scriveva lo stesso Longhi, nel suo essere pittore “umano piuttosto che umanista; in una parola popolare”.
Cagnaccio di San Pietro, I naufraghi, 1934, Mart, Collezione VAF-Stiftung
ph. sinistra | Massimo Siragusa (1958), dalla serie Il Cretto Grande di Gibellina, 2018, Ed. Postcart
ph. destra |Massimo Siragusa (1958), dalla serie Il Cretto Grande di Gibellina, 2018, Ed. Postcart
Dal 9 ottobre al 4 dicembre l’attesa mostra Caravaggio. Il contemporaneo offre ai visitatori del Mart di Rovereto l’opportunità di contemplare il Seppellimento di Santa Lucia, la prima opera siciliana di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, attualmente collocata a Siracusa, nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia. Attraverso la proposta di diversi livelli di dialogo possibili, il progetto del Mart sottolinea, ancora una volta, l’attualità spirituale di Caravaggio.
Nicola Verlato, Fregio, 2014-2020, Courtesy Galleria Giovanni Bonelli e Courtesy Gallery Postmasters Roma.
Nel 1608 l’artista, condannato a decapitazione e continuamente in fuga, evase da Malta e giunse a Siracusa. Qui realizzò il Seppellimento di Santa Lucia per l’altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel luogo dove, secondo la tradizione, la Santa fu martirizzata e sepolta. La scena sembra collocata negli ambienti sotterranei e bui delle note latomie sottostanti la Chiesa, nelle quali si trova il sepolcro della martire. Si tratta di un Caravaggio ormai maturo, ossessionato dall’idea della decapitazione, maestro nella regia di composizioni articolate in dipinti sempre più silenti e spirituali. La sua forza espressiva emerge soprattutto dal rapporto tra personaggi e spazio scenografico, dalla tensione conferita dalla luce guizzante e dall’uso di un linguaggio fortemente realista. Nelle mura sullo sfondo della scena, che occupano quasi i due terzi del dipinto senza nessuna figura, si percepisce il senso della forma che si sgretola, della forma che diventa “non-forma”, nella quale lo spettatore contemporaneo può individuare stilemi espressivi accostabili all’Informale.
Nasce da quest’osservazione il primo parallelismo: al Mart il capolavoro di Caravaggio dialoga con una selezione di opere del grande maestro dell’Informale italiano: Alberto Burri. In mostra un monumentale Ferro, proveniente dalla Galleria Nazionale, una Plastica appartenente a una collezione privata e tre significative opere dalle Collezioni del Mart: Rosso e nero, Sacco e Sacco combustione. Ai confronti più formali e immediatamente visibili, derivanti dagli accostamenti di toni, materiali, atmosfere, seguono quelli più concettuali. Non è la prima volta che Caravaggio e Burri vengono messi in rapporto. Sgarbi intende approfondire quindi un solco già tracciato, sottolineando come, in tempi diversi, entrambi gli artisti abbiano lavorato e amato la Sicilia. Dalla feritasulla gola della Santa alla “ferita” del Ferro di Burri, fino alla ferita del territorio siciliano.
Il Grande Cretto di Gibellina, un sudario di cemento posto sulle macerie della città distrutta dal terremoto nel 1968, nelle fotografie di Massimo Siragusa è vera e propria topografia del trauma. In mostra cinque immagini, quattro delle quali scattate in notturna, nelle quali i riferimenti spaziali si smarriscono e ciò che resta della tragedia è monumento civile. In un continuo rimando tra immagini, simboli e affinità, il percorso prosegue con l’esposizione del grande dipinto I naufraghi di Cagnaccio di San Pietro, anche questo appartenente al Mart. Come il Seppellimento, l’opera richiama nuovamente il tema della morte e del cadavere disteso ai piedi di un gruppo di persone. L’occhio del visitatore, però, coglie anche un altro attuale e doloroso sottotesto: quello del naufragio, genocidio contemporaneo che attraversa i continenti e si riversa sulle coste della Sicilia, delle Pelagie e nelle acque del Mediterraneo.
ph sinistra |Nicola Verlato, Sprofondamento, 2020, Courtesy The Bank Contemporary art collection
ph destra | Pier Paolo Pasolini: documenti di un martirio. Atti giudiziari fascicolo procedimento penale 1466/75
L’ultima corrispondenza proposta dalla mostra è quella tra Caravaggio e Pier Paolo Pasolini. Come hanno postulato numerosi studi e dibattiti, il realismo caravaggesco si incarna nel Novecento nella figura di Pier Paolo Pasolini. Affascinato dalla figura di Caravaggio fin dai suoi studi giovanili con Roberto Longhi, il poeta condivide con il maestro seicentesco l’attenzione per i tipi umani e l’approccio crudo e realista che caratterizzano le descrizioni delle borgate. Le affinità tra i due emergono anche nelle rispettive vite, segnate da scandali, cesure, eresie, problemi con la giustizia e da morti violente e premature. Al Mart il parallelismo viene introdotto dalle opere di Nicola Verlato.
Tra riferimenti biblici e rimandi all’arte classica, l’artista presenta tre lavori, di cui uno realizzato appositamente per questa esposizione. Già legato al Mart, che conserva una sua opera, Verlato da anni raffigura Pasolini quale icona contemporanea alla quale vorrebbe dedicare un vero e proprio mausoleo. Il confronto Caravaggio-Pasolini è approfondito da una consonanza che ruota attorno al tema del martirio, con il quale la mostra si apre e si chiude. Da quello della Santa a quello di Pasolini. È infatti possibile leggere il delitto Pasolini, su cui l’Italia deve ancora far luce, come un martirio contemporaneo per i suoi moventi, per l’efferatezza e per la crudeltà. In mostra trovano collocazione alcune fotografie del cadavere del poeta, provenienti dai fascicoli giudiziari del procedimento penale. Il percorso si conclude con cinque indimenticabili ritratti fotografici di Pasolini, realizzati da un giovane Dino Pedriali un paio di settimane prima dell’omicidio. Le fotografie raccontano un Pasolini privato, fotografato nel suo studio di Sabaudia e nella seconda casa di Chia, dove si era ritirato negli ultimi anni. Realizzate per illustrare Petrolio, che fu pubblicato postumo, vennero rese pubbliche solo 35 anni dopo la morte.
La mostra Caravaggio. Il contemporaneo prosegue nei focus di approfondimento dedicati ad artisti visivi il cui lavoro richiama, si ispira o evoca l’estetica caravaggesca: Nicola Samorì e Luciano Ventrone. La mostra è accompagnata da un catalogo che contiene saggi di Vittorio Sgarbi, Silvia Mazza, giornalista e storica dell’arte, Keith Sciberras, tra i massimi esperti di Caravaggio, capo del dipartimento di Storia dell’arte dell’Università di Malta. Seguono i testi del collezionista Stefano Zorzi, già autore del saggio Parola di Burri, di Daniela Ferrari, curatrice Mart, e l’intervista a Nicola Verlato, realizzata da Denis Isaia, curatore Mart. Completano il volume i testi di Simona Zecchi, giornalista d’inchiesta autrice del libro-inchiesta Pasolini, massacro di un poeta, di Luigi Ficacci, direttore dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma e di Peter Glidewell, critico d’arte. Caravaggio, Pasolini e altri corsari. La mostra sarà completata da un ricco palinsesto di eventi: spettacoli, performance, incontri, presentazioni. Alla programmazione parteciperanno, in un’ottica di collaborazioni, sinergie territoriali ed economie di scala, anche il Centro Servizi Culturali Santa Chiara e il Nuovo Cineforum Rovereto.