by Francesco Bondì
L’erotismo è quell’enigma con cui l’uomo risolve se stesso. Nella nostra società l’erotismo si veste di sessualità, quella sessualità che tende al possesso e quindi al consumo.
Se proviamo a rintracciare nella storia del pensiero dell’uomo l’idea di erotismo, ci accorgiamo che l’evoluzione dei tempi e delle società hanno reso sempre più distante l’idea di erotismo dalle sue ragioni più profonde, tutte ragioni che la ragione non ha. L’uomo ha sempre giustificato la propria origine nell’idea di divinità e da questa provenienza giustifica la propria dignità rispetto alle bestie. Appare chiaro che la posizione intermedia rispetto agli déi e alle bestie conferisce all’uomo quella consustanzialità che lo mette in empatia con gli uni e con le altre.
Quando l’uomo intercetta in un altro corpo una persona, una fisicità abitata, e quest’ultima per qualche motivo ispira il desiderio, avviene il primo prodigio: l’uomo scopre la libertà. La bestia infatti non è libera, perchè non avendo la capacità di scegliere, non conosce il concetto di libertà, conosce l’istinto che mira al possesso. Così lo sguardo erotico concede all’uomo l’opportunità di intravedere, al di là delle regole della ragione e delle strutture sociali, la sua natura divina-creativa e, grazie all’immaginazione innescata dal desiderio, nella libertà che concede la consapevolezza della propria divinità, l’uomo svela a se stesso una rinnovata visione del mondo erotizzandola, proprio nel momento in cui nell’altro vede “altro”. Ricostruire una nuova visione del mondo infatti è un’azione divina. Ma nello stesso tempo, la limpidezza dello sguardo erotico del dio-uomo, viene opacizzato dall’istinto carnale che proviene dai sensi, quindi dalla parte bestiale. Siamo di fronte a quella che Eraclito definisce “contaminazioni degli opposti”, in cui nella luce vive l’ombra, nel giorno la notte, nel caldo il freddo e così via.
È per questa contaminazione che contempliamo l’estasi del Bernini senza capire bene dove indirizzare lo sguardo, se alla natura divina di quell’effetto di abbandono o a quelle labbra socchiuse che anticipano solo discorsi legati ai sensi. È la stessa contaminazione che abita i corpi scarni di Egon Schiele, in cui il connubbio di amore e morte, di eros e thanatos, sembra coincidere con l’idea di abbraccio viscerale che nasce dalla complicità intellettuale degli amanti, che si risolve nella purezza della nudità senza pudore, cioè senza difesa. Ed è proprio in questa contaminazione che dobbiamo ricercare le forme dell’erotismo.
Eros infatti è Amore, e Amore unisce, congiunge in un’unica soluzione gli effetti di due cause primordiali, risolvendole o degenerandole. Il tentativo è quello di far convivere gli effetti delle due cause, ma nel tentativo c’è la tentazione, e nella tentazione la tensione diventa piacere. Siamo adesso davanti alla visione del desiderio, dal latino desiderium, da “desiderare”, derivato di sidus – eris (stella), col prefisso de- (mancanza), letteralmente significa “mancanza delle stelle”. Ecco perchè l’eros è quella tensione che nasce dal desiderio, perchè è attesa, è mancanza, non è possesso. E’ quella forza che ci attrae verso tutto ciò che è nuovo, che è sconosciuto, che è enigma. Ma l’enigma porta alla conoscenza.
Edipo instaura un rapporto erotico con la Sfinge, così come Turandot con Calaf, nel rapporto erotizzante degli enigmi: ognuno di loro affida alla capacità dell’altro l’interpretazione di se stesso. Umbero Galimberti, mutuando da Platone, ci dice che l’erotismo ci riconfigura, ognuno intercetta nell’altro la propria follia come eredità divina. Ed è in questo ritrovarsi che ci riconosciamo, è in questa forma di incontro che ognuno di noi, grazie all’intimità consustanziale con l’altro, ritrova se stesso.
L’erotismo è molto lontano dal sesso, almeno per come lo intendiamo noi oggi, il sesso parla al plurale, infatti mira al possesso, e il possesso è stabilità. L’erotismo è dinamico, infatti tutte le volte che miriamo al possesso perdiamo l’erotismo. Il sesso non ti fa perdere la testa, ti fa perdere i sensi. Il sesso ci sveste, l’erotismo ci veste. L’erotismo è un monologo della nostra anima che si innesca nel momento in cui l’altro ci visualizza e intercetta la nostra follia. L’erotismo è l’ipostasi drammatica e bipolare in cui si svela l’eroica convivenza dell’anelito divino che spinge la carne con l’esclusivo e stuzzicante obiettivo di disorganizzare la ragione. Per questo motivo l’altro diventa una guida e nello stesso tempo una meta: essendo altro da noi ci appare velato, per tanto impone una ricerca continua. La ragione infatti, ci suggerisce Platone, definisce le cose, le “de-termina”, le ” s-finisce”, l’erotismo invece genera soggettività nuove, perchè è apertura, è fiducia, nei confronti dell’altro che diviene guida e complice nell’oscillazione costante di quel perfetto e insospettabile equilibrio tra la follia e la ragione, tra curiosità e consapevolezza, come atarassìa di Eros tiranno nell’eterno dialogo, senza azione di parola, di Amore e Psiche.