by Elisabetta Canoro
La jeep di Wilderness Safaris si muove velocemente sulla pista di sabbia che si estende a perdita d’occhio su una vasta prateria tra i Pan di Madison e di Little Makalolo. Non lontano, verso nord, corre il nastro della ferrovia che collega Bulavayo, seconda città del Paese, alle Victoria Falls. È una linea retta lunga 114 km che divide l’immensa Ngamo Forestry Area dalla Linkwasha Concession all’interno del Hawange National Park. Creato nel 1929 per proteggere una popolazione di animali tra le principali d’Africa, si estende su oltre un milione e quattrocentomila ettari, dove vivono più di 44.000 elefanti.
Benvenuti in Zimbabwe, un Paese nuovo.
Uscito da poco più di due anni dai 37 di dittatura di Robert Mugabe, il Paese sta ricominciando a respirare, a vivere. È una delle ultime roccaforti dell’Africa vera, non ancora affollata dal turismo di massa, dove la natura regala scenari maestosi e ancora inviolati. Stretto tra i fiumi Zambesi a nord e Limpopo a sud, il territorio si dipana su altopiani tra i 600 e i 1.500 m d’altitudine, nelle aree più autentiche dell’Africa Australe. Appena un’ora di fuso avanti rispetto all’Italia, nessun vaccino obbligatorio (solo poche zone del bassopiano sono soggette alla malaria) e si parla inglese (oltre a shona e ndebele). Meno ‘lontano’ rispetto a quel che si pensa, quindi, merita di essere scoperto proprio ora, considerando che è ancora una destinazione poco frequentata.
A un’ora di strada dal piccolo aeroporto, si viene accolti nelle tende del piccolo Davison’s Camp, proprio di fronte alla pozza di Ostric Pan. È un luogo unico e magico, in tutto sette tende nel segno dell’ospitalità firmata Wilderness Safaris, che ospita i viaggiatori in lodge ben attrezzati distribuiti in habitat di grande suggestione. Parte dei soldi che Wilderness Safaris ricava dalla gestione sono direttamente investiti per mantenere in efficienza l’unità Sapo antibracconaggio situata a sei chilometri dal campo. È formata da 7 rangers che arrivano dal nord del paese, con il compito di vigilare e di scoraggiare i bracconieri che continuano a imperversare ai limiti di questa zona del Parco, utilizzando trappole di filo di ferro disposte sui sentieri di passaggio degli animali. All’imbrunire ci si ritrova tutti insieme intorno al fuoco, per raccontarsi gli aneddoti sugli incontri con gli animali fatti durante i safari diurni. La sera si cena presto, prima di tornare nelle proprie tende per dormire sotto il cielo stellato.
Da Linkwasha si vola per 038 gradi Nord Nord-Est, verso il Mana Pools National Park, a ridosso del fiume Zambesi, che scorre placido al cospetto delle falesie della Rift Valley, confine naturale tra Zambia e Zimbabwe. Il quarto fiume africano scorre maestoso creando decine di isole alcune delle quali come l’isola di Chikwenya lunga 7 km, dove vivono straordinari esempleri di fauna stanziale. Nei suoi 2574 km di lunghezza, lo Zambesi attraversa lo Zambia dove nasce, quindi Angola, Zimbabwe e Mozambico per sfociare, infine, nell’Oceano Indiano.
Lungo il suo percorso crea le cascate Victoria, tra le più spettacolari al mondo, scoperte da Livingstone nel 1855, ma già ben note ai locali, che le avevano soprannominate con il nome di Mosy-oa-Tunya, “il fumo che tuona” per il rumore prodotto dall’acqua che cade da 110 metri d’altezza. Da vedere anche cascate di Ngonye e Chavuma, sorelle minori. In Zimbabwe, il fiume, forma il lago artificiale Kariba che, con la sua diga, fornisce energia elettrica sia a Zambia e Zimbabwe.
Ci si sposta poi in volo nel nuovissimo Chikwenya Camp, costruito proprio di fronte al grande fiume. Leoni, elefanti, giraffe, bufali gazzelle, facoceri e un’infinità di altri animali lo raggiungono per abbeverarsi. Basta quindi restare comodamente seduti sulla piattaforma rialzata del camp, che esprime la nuova filosofia dei lodge africani con un design contemporaneo ma, al tempo stesso, tradizionale, dislocato proprio di fronte al grande fiume, per vedere sfilare, ogni esemplare di fauna del Parco. Gli animali si incontrano anche dalle passerelle sopraelevate che collegano le sette lussuosissime tende di Chikwenya. Ecco perché durante la notte è severamente sconsigliato uscire dalle tende. Per raggiungere la main lobby, dove si concentra la vita sociale del campo, si viene scortati dal ranger. Si avvistano stormi di uccelli, ippopotami, scimmie e altri animali anche partecipando all’escursione in barca, valida alternativa al classico game drive o, al bush walk safari, per cogliere la vera essenza dell’Africa. Il tramonto visto dalla tranquilla laguna, mentre si sorseggia un bicchiere di shiraz sudafricano, attorniati da ippopotami ed enormi coccodrilli, ha tutto il sapore dell’Africa, indimenticabile.
Tra i tour operator italiani che propongono la destinazione, African Explorer (www.africanexplorer.com) con la sua fitta rete di corrispondenti in tutta l’Africa, garantisce servizi d’eccellenza e itinerari ad hoc.