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LA STANZA DELLE MERAVIGLIE

by Md.Vargas

Nella storia del costume il cappello è stato un’elemento indispensabile nel guardaroba femminile. Da semplice copricapo fino ad arrivare a sontuose architetture, ha rappresentato e rappresenta tuttora lo specchio di una evoluzione sociale. Ha dettato stile nel tempo ed è un’immagine ricorrente nei quadri ed evocazioni di molti periodi storici, basta pensare al settecento barocco, epoca di eccessi che rimandano a bucoliche immagini di Marie Antoniette, Madame Du Barry e all’affascinante e ricca corte di Versailles, dove i cappelli oltre che d nastri e fiori, erano decorati da tutto ciò che suggeriva la fantasia. Il cappello è stato il nostro compagno di viaggio, ha percorso insieme a noi i vari cambiamenti sociali, scoprendo nuovi materiali e forme, alimentando la creatività ed escludendo stereotipi di genere. 

Negli ultimi decenni l’uso del cappello si è diffuso diventando protagonista del nostro look, in grado di rendere meraviglioso ed unico il nostro outfit.  L’ago della bilancia oscilla facilmente verso un lato o un altro, ma questo dipende soltanto dell’eccellenza e dal know-how di questo antico mestiere. La figura del maestro cappellaio, cosi come scrive l’abate Jean Antoine Nollet nella prima grande enciclopedia, oramai nel lontano 1765 “L’Art de faire des Chapeux”, è un patrimonio prezioso che bisogna conservare.

Per scoprire il sapore di questa nobile arte e la poesia della cappelleria artistica, non bisogna andare lontano o viaggiare nel tempo… A Milano, in via Jacopo Palma, si trova “la stanza delle meraviglie”, dove si respira la magia, il savoir faire, l’arte e l’inesauribile creatività del suo creatore, il maestro cappellaio Pasquale Bonfilio.

È facile percepire subito che non si tratta soltanto di cappelli ma bensì di sculture. Ognuna delle quali racconta una storia, il costume, la maestosità di un’epoca o il magnetismo di un personaggio, riletti in una chiave originale e innovativa, tanto che si può affermare che i cappelli di Bonfilio sono l’espressione di un’arte senza tempo. 

Bride hat by Pasquale Bonfilio

 Ed è proprio il tempo che viene dimenticato  e diventa superfluo quando incontra l’estro di questo giovane  artista. Il talento di Pasquale Bonfilio si manifesta sin da subito con la pittura, il suo primo amore.

Qual’ è la tua prima  rivincita professionale? Già da ragazzo ho avuto la fortuna di partecipare a delle mostre collettive d’arte, ma non scorderò mai un pomeriggio d’inverno a Bruxelles; avevo appuntamento con una gallerista a casa per mostrarle il mio lavoro. Nevicava forte e questa signora elegantissima, scese da un taxi davanti a casa, lasciò il taxi ad aspettare fuori. Entrò, e le mostrai i miei lavori. Stette in silenzio per un periodo a che a me sembrò interminabile. Poi mi  disse: “Le va bene ad Aprile?” In poco tempo avevo conquistato  un mese di mostra personale in una splendida galleria in centro a Bruxelles. Quella fu una grandissima soddisfazione e pochi minuti dopo l’inizio del vernissage, un amico mi  sussurrò “hai già due bollini rossi” (cioè due opere erano già state vendute) e fu così che conobbi Elvis Pompilio, l’uomo che mi insegnò poi a fare i cappelli. Fu davvero una serata importante.

Benozzo Gozzoli-Hat; Ph: Ignazio Sguera ; Model: Kim Davis at majormodelsmilan; Mua: Ottavia Testa ; Hair Stylist: Antonio Navoni

Dalla pittura al tuo primo cappello, qual è stato il passo? Ricollegandomi a quella serata, dopo quella mostra, Elvis Pompilio chiese a me e ad un amico di ridecorare il suo nuovo negozio, gli piacque come lavoravo e mi chiese di dargli una mano su un progetto. Lo aiutai e poi collaborai con lui per un po’ e mi insegnò come fare i cappelli. Quando poi tornai in Italia, era il momento giusto per lanciarmi col mio marchio.

Tutte le grandi riviste internazionali di moda ti contendono, sono note le collaborazione con grandi nomi  comeVogue, Harper’s Bazar, Elle, Schön a testimoniare il tuo successo. “Negli ultimi anni ho già avuto delle splendide collaborazioni con altri marchi. Ma in testa ho diversi altri marchi che sono dei miei idoli sin da quando sono bambino e mi piacerebbe collaborare con loro”

 Come nasce un nuovo cappello? È il materiale ad ispirarti ? I miei cappelli nascono in mille modi diversi: a volte prendo un materiale nuovo e comincio a giocarci finchè non ci vedo una forma che mi colpisce e a quel punto lo “scolpisco”. Altre volte invece lavoro nel modo esattamente opposto: faccio un disegno e poi cerco il materiale che mi ispira. Quando invece faccio un cappello per qualcuno, spesso parto dai lineamenti e dall’incarnato del cliente.

Victorian -Hat; Ph: Cyril Manzini; Model: Liselotte Claerhoudt

L’atelier di Bonfilio non è soltanto frequentato dagli editori delle riviste del settore, da nomi dello spettacolo e da altre figure professionali della moda, ma anche da una clientela privata ai quali il maestro consiglia e confeziona capolavori unici. 

Quando un cliente entra nel tuo Atelier, quali sono i parametri che osservi per consigliare una tua creazione? Guardo i lineamenti del volto: ci sono volti triangolari, altri squadrati e altri ancora tondi. Il cappello deve andare a ingentilire i tratti, rendendoli più armonici. Poi guardo i colori dell’incarnato: ci sono volti chiari, scuri, con occhiaie pronunciate. I colori che vado a suggerire vanno anche qui a esaltare le caratteristiche e a mitigare i difetti. Quello che voglio è che alla fine un cliente si senta speciale. Carattere e personalità sono gli ingredienti essenziali per indossare un cappello su un abito da sposa, sfuggendo alla tradizione del classico velo ed evitando di glissare sulle piccole ma imprescindibili regole del galateo.

Come vede Pasquale  Bonfilio il cappello da sposa ? Per me un cappello da sposa deve essere una specie di bozzolo, comunque monumentale. La sposa è la diva, la star per un giorno, è giusto che abbia un cappello all’altezza ma che allo stesso tempo si senta a suo agio. 

Come definisci il cappello, un accessorio ? In uno dei film di Almodovar, “Todo sobre mi madre”, uno dei personaggi principali recita una frase che ha segnato il mio approccio alla vita. Agrado afferma: “Costa molto essere autentici. E non si può essere avari di queste cose perché uno è tanto più autentico tanto più assomiglia a ciò che ha sognato di sè stesso. ” Penso che il cappello sia un accessorio che ti aiuta molto a somigliare a ciò che hai sognato di essere.

Oggi, che luogo occupa il cappello nella moda ? Bhe finalmente il cappello sta recuperando il suo ruolo. All’epoca dei miei nonni, nessuno usciva di casa senza un cappello. Col boom delle automobili era scomparso perchè era scomodo per entrare in macchina. Oggi la moda lo riscopre e oramai è presente su tutte le passerelle. É un bel recupero della nostra cultura. Anche la gente lo sta riscoprendo, in particolare i giovani. Il cappello ci aiuta ad essere e a sentirci più belli, proprio come la moda: anche con un semplice jeans, un maglione girocollo e un bel cappello è subito glamour.