Svolta “fashion” per la Korea Craft & Design Foundation, emanazione del Ministero della Cultura, Sport e Turismo della Repubblica di Corea che quest’anno presenta al Superstudio Monochrome Monologue, opere realizzate da 23 artisti coreani che analizzano e interpretano il sentimentalismo coreano attraverso il linguaggio del bianco e nero e le sue innumerevoli sfumature di colore. La mostra è curata da Kuho Jung, designer lui stesso, che come direttore della Seoul Fashion Week, è riuscito a valorizzare la moda coreana a livello mondiale. Questa mostra vuole sottolineare l’unificazione e l’integrazione delle arti attraverso la contaminazione di vari generi e presenta una formazione spaziale simmetrica e asimmetrica, in bianco e nero, così come una manifestazione dimensionale della bellezza del vuoto. La mostra aiuta a scoprire la modernità e l’immediatezza dall’artigianalità coreana e la sua forte presenza e fonte di ispirazione nel mondo dell’arte a livello globale.
“Come tra O e 1 ci sono un’infinità di numeri – commenta il direttore artistico Jung Kuho – così tra i diversi colori ci sono infinite sfumature. Il nero per esempio può essere coprente e denso come quello ottenuto con il pennino, ma esistono anche altri tipi che colmano i vuoti tra gli spazi e che non si possono definire con una sola parola. Si tratta di un nero pacatamente silenzioso, oscuramente calmo, e serenamente oscuro, non si può definire con un nome univoco, perché la sua vera attrattiva sta nella gamma delle sue sfumature e ombreggiature, ora più chiare, ora più scure.
Il messaggio della Mostra è proprio questo: lo spirito vibrante della pittura tradizionale ad inchiostro e acqua che si rivela nell’autenticità dell’artigiano coreano, concetto conosciuto forse solo superficialmente, ma che nei secoli non ha perso la sua forza vitale e mantenuto uno stile moderno e contemporaneo. Queste opere tradizionali sono contenitori che preservano il momento presente e lo trasportano nel futuro”.
Accanto al nero c’è lo splendore del bianco che viene esaltato dai tradizionali “vasi luna” coreani o nel candore di teli in seta che hanno mantenuto la loro autentica essenza. C’è un minimalismo rivelatore nei movimenti delle tradizionali porte scorrevoli. C’è potenza negli oggetti in ottone che catturano in sé cascate di luci. C’è un raggio di luce nell’armonioso ondeggiare dei bambù intrecciati più e più volte. C’è candore nelle sete che hanno mantenuto la loro autentica essenza. C’è il lusso nei manufatti in madreperla e nelle mobili tradizionali in legno dipinto, dove lo splendore di colori si mescola e fonde. C’è una “tenerezza” senza fronzoli nei muretti di pietra. C’è un decoro essenziale negli oggetti in metalli e nei copricapi tradizionali.
Per decenni la pittura tradizionale monocromatica ha conferito temperamento ed espressione alle opere degli artisti coreani, una forma d’arte basata sul vuoto e sul pieno.
L’integrità, la modernità e la severità di queste opere ha permesso di conservarne il senso di trascendenza delle opere e il vero valore nascosto dell’artigianato coreano: bellezza formale, sensibilità nell’interpretazione dei materiali, aura intrinseca degli oggetti stessi.